Ho
intervistato subito dopo il concerto finale del Concorso Lirico
Internazionale “Adriana Maliponte” uno dei due primi
classificati: Riccardo Della Sciucca. Classe 1992, faccia da bravo
ragazzo (e vi assicuro che lo è), voce possente e con una educazione
impeccabile.
Sono
sicura che col tempo sentiremo parlare spesso di questo giovane
tenore per la sua bravura perché ha quel qualcosa in più che può
sicuramente renderlo un Artista: la purezza d’animo.
È
il mio primo concorso.. E avendo vinto le mie impressioni non possono
che essere positive! Sono davvero felice di aver lasciato qualcosa al
pubblico e alla commissione. Questa sera sono stati tutti molto
bravi.. faccio gli auguri a tutti i miei colleghi!
Faccio
sempre molta fatica a parlare di me, soprattutto perché non saprei
da dove iniziare.
Sono
nato ad Atri, una piccola e stupenda cittadina abruzzese, molto ricca
di tradizioni, in particolare proprio quella canora. Da quando ero
piccolo facendo il chierichetto in chiesa sentivo il coro cantare
accompagnato dall’organo: Lorenzo Perosi, Licinio Refice,
Alessandro Borroni… della gran musica! Ho sempre avuto
un’attrazione verso questa musica così solenne che aveva il potere
di rendere la liturgia molto più bella. Così a tredici anni ho
deciso di entrare nel coro e in questo magnifico ambiente ho
conosciuto diversi amici tra cui il primo tenore Arturo Modestini,
una persona stupenda e distinta che nonostante la sua veneranda età
continuava ad avere una voce incredibilmente bella e potente, che
riusciva a incantare con i suoi attesissimi assoli tutto il paese. Io
volendo o non volendo iniziai ad imitarlo e dopo quale anno al suo
fianco, fu proprio lui insieme a Matteo (un mio carissimo amico
baritono) a consigliarmi di fare un’audizione e iniziare a studiare
canto. Così, a 16 anni circa, ho iniziato a muovere i primi passi e
nel frattempo scoprivo il mondo dell'opera lirica, un mondo che ha
subito catturato la mia attenzione e passione.
Nel
frattempo passato qualche anno arrivato al diploma dovevo decidere se
andare o meno all'università e grazie all'aiuto e il sostegno della
mia famiglia ho deciso di iscrivermi all'Università Cattolica di
Milano e studiare Filosofia, altra mia grande passione. Durante gli
anni dell'università, quando potevo andavo a Bologna a lezione
dall’immenso tenore Romano Emili, maestro di vita oltre che di
canto, persona straordinaria che mi ha letteralmente forgiato. Mi ha
trasmesso tantissimo, in particolare due cose: la tranquillità e
l'umiltà, sembrerà strano parlare di tranquillità, ma in fase di
studio la tranquillità è un fattore necessario che determina la
qualità stessa dello studio; e in secondo luogo l'umiltà.. verso
l’arte e verso gli altri. Queste due virtù le ricerco
continuamente e mi piacerebbe tenermele strette perché rendono il
lavoro sorprendentemente meno faticoso e molto più bello.
A
Novembre 2016 ho discusso la tesi e concluso i miei studi in
università, un percorso che ha contribuito enormemente alla mia
crescita personale e culturale, se tornassi indietro lo rifarei
subito!
Attualmente
sto provando a dedicarmi in toto al canto e in questo mi sta aiutando
moltissimo il caro amico Luciano Ganci, che non potrò mai
ringraziare abbastanza. Questo concorso è stato una sorta di prima
verifica… molto positiva! Spero di non essermi dilungato troppo…
Ho
letto di recente un'intervista di Leo Nucci dove diceva che voci come
quella di Pavarotti non nascono più, questa cosa mi ha ferito molto.
Io adoro Nucci, ma non sono d'accordo con lui! Lungi da me il
paragonarmi con Pavarotti sia chiaro, ma credo che di voci ce ne
siano anche oggi. Per giovani appassionati come me che vogliono
provare a fare questo mestiere non è possibile pensare che il bello
ci sia già stato e non tornerà… sarebbe la fine! Certo bisogna
conoscere il passato, e personalmente posso dire di conoscerlo e
amarlo (da buon melomane), ma bisogna guardare al futuro con
speranza!
Questo
vale anche per il pubblico, faccio un esempio: in università,
insieme ad alcuni amici, abbiamo costituito una associazione
“L'Intermezzo”
che ha un fine divulgativo. Molti ragazzi sono andati così a teatro
a vedere un’Opera per la prima volta e diversi ci sono poi tornati
portando altri loro amici. Questo dimostra due cose: quando si
incontra una cosa davvero bella è difficile rimanere indifferenti e
da appassionati abbiamo la grossa responsabilità di trasmettere la
bellezza incontrata. Il mio obbiettivo è questo!
Questa
è una bella domanda! Come ho già detto sono un melomane di quelli
irrecuperabili, quindi mi è difficile fare un solo nome, ne avrei
davvero tanti, molto poi dipende dal repertorio. In assoluto Giuseppe
Di Stefano per dizione, morbidezza, pathos ed i suoi filati da pelle
d’oca, ma anche l'eleganza e il fraseggio di Bergonzi, la rotondità
assoluta di Pavarotti, il timbro di Carreras, Giacomini, Bonisolli,
Del Monaco, Corelli, Gigli, Schipa e altri… da ognuno cerco di
captare qualcosa! Come dicevo, non potevo nominarne solo uno!
A
chi vuoi dedicare questa tua vittoria?
Voglio
dedicare questa vittoria all’amico Arturo che adesso mi sorveglia
da lassù, a Romano Emili a cui devo davvero molto e indubbiamente
alla mia famiglia: ai miei genitori, a mio fratello che, giovane
direttore d'orchestra, è per me un punto di riferimento e alla mia
giovanissima sorellina, insieme non mi fanno mancare mai il loro
fondamentale sostegno.
di Emanuela Campanella
Nessun commento:
Posta un commento